76a Edizione Festival GAD Pesaro

 
 
 
Sabato 28 Ottobre
Ore 21
Teatro Rossini
 

Così è (se vi pare)

 
Luigi Pirandello
 
Gerry Petrosino
 
Teatro Avalon
 
Battipaglia (SA)
 
Così è (se vi pare)

Informazioni aggiuntive

  • Compagnia - Teatro Avalon
  • Regia - Gerry Petrosino
  • Autore - Luigi Pirandello
  • Città - Battipaglia
  • Provincia - SA
  • Categoria Spettacolo - In Concorso
  • Annualità - 2023
 
 
INTERPRETI E PERSONAGGI

GERRY PETROSINO - Lamberto Laudisi GIULIA SIELO - Amalia GERARDINA TESAURO - Dina MICHELE BARBA - Cameriere ILARIA SIELO - Sig.ra Sirelli SIMONA DE VITA - Sig.ra Cini GIUSEPPE DI PASCA - Sig. Sirelli DOMENICO DI LASCIO - Agazzi ASSUNTA MARINO - Sig.ra Frola MATTIA BACCO - Commissario Centuri EDUARDO DI LORENZO - Sig. Prefetto ROSSELLA CIRIGLIANO - Sig.ra Ponza Con l’amichevole partecipazione di CLAUDIO LARDO nel ruolo del Sig. Ponza

 
CAST TECNICO:

GERARDINA TESAURO - disegno costumi GERRY PETROSINO- Scelte musicali VINCENZO DI BIASE, ANTONIO DI LASCIO - audio e luci ILARIA SIELO - aiuto regia

 
 

Nell’epoca delle fake news e della post verità niente può essere più attuale di un Pirandello che si rivolge allo spettatore dicendo: Così è se vi pare. L’allestimento proposto, rimane fedele non solo al testo ma anche all’atmosfera nella quale viveva l’autore siciliano quando scrisse la commedia: epoca fascista, che certo non amava le verità ambigue, ma vissuta nel momento dell’entusiasmo futurista generato dal suo fondatore Filippo Tommaso Marinetti e che viveva di suggestioni e provava a trasformare la realtà convenzionale.

In ogni scelta fatta: dalle scenografie ai costumi, alle musiche, vi è un richiamo al movimento futurista o, comunque sia, ai movimenti artistici che anche prima della stesura del testo poterono influenzare Luigi Pirandello.

Nato in Italia in un periodo di trasformazione e grandi scoperte tecnologiche, il futurismo porta con sé l’idea stessa del cambiamento, del movimento e della velocità. Esso, dunque, è il fil rouge che accompagna lo spettatore dall’inizio alla fine dello spettacolo, ma in effetti, andando più a fondo è l’ARTE in tutte le sue espressioni che trova spazio in questa rappresentazione, nella quale quasi ogni personaggio richiama, in modo più o meno evidente, il dipinto di un artista del ‘900: da Klimt a Tamara De Lempicka, da Schiele a Guttuso a Gino Severini. I personaggi diventano, a tratti, essi stessi dei dipinti , rimanendo immobili in pose plastiche che li trasportano fuori dal corso degli eventi per poi trascinarli di nuovo dentro la vicenda in un susseguirsi di azioni e “fermo immagine” che contribuisce a rendere questa messa in scena quanto mai psichedelica.

Coerentemente con questa scelta stilistica anche il design dello spettacolo, la sua brochure, pone come protagonista un’illustrazione ispirata a Picasso, unico artista che non campeggia su nessun altro elemento scenico. Perché Picasso? Pirandello ci pone dinnanzi al dubbio filosofico, tipico delle sue opere: la visione plurale distorta della realtà. La donna misteriosa di cui tutti parlano, “La Signora Ponza”, non poteva che essere il soggetto dell’illustrazione; il cubismo che scompone in più pezzi la figura umana e ne distorce i contorni e le forme, è la sintesi visiva perfetta che chiude il cerchio stilistico di questa visione registica. Infine, il giallo che domina il fondo della composizione è un chiaro riferimento alla terra soleggiata siciliana, dove la storia si svolge. L’illustrazione è un dipinto originale realizzato appositamente per lo spettacolo da Salvatore Illeggittimo.

Non meno importante, poi, è il valore simbolico di elementi palesemente anacronistici, che stanno ad evidenziare, in modo ancora più marcato, la velocità di un tempo che scorre inesorabile; ciò vale sia per elementi concreti - come alcuni dettagli dei costumi – (vedremo, infatti, muoversi in scena un monopattino che in sé vorrebbe racchiudere l’idea stessa di futurismo, di movimento) sia per gli elementi impalpabili come le musiche. E proprio nell’uso dell’accompagnamento musicale, troviamo di nuovo la filosofia di tutta la commedia di Pirandello: la scelta di alternare una musica diegetica ad una extradiegetica, infatti, è dettata proprio dal desiderio di creare un’atmosfera straniante e sospesa tra ciò che è reale e ciò che non lo è.

 

In questo spettacolo c’è anche il cinema, citato rendendo omaggio a un grande autore, Paolo Sorrentino, che della musica ne fa sapiente utilizzo per raccontare le sue storie. L’apertura caleidoscopica dello spettacolo è un’immersione nel mondo magico e pieno di colori, emblematica di una scena di culto di uno dei suoi migliori film: “this must be the place”. Ciò che vediamo non è ciò che sembra o perlomeno può sembrare ciò che ognuno vuole. Tutte le musiche, dunque, sono un omaggio a Sorrentino, tranne il brano usato per la scena del pianoforte. Per quella si è scelto “Believer” (parte strumentale per solo piano degli Imagine – Dragons), un inno alla necessità di “credere”, ciò che in fondo si ostinano a non fare i personaggi di questa commedia, restando ossessivamente aggrappati alla loro verità.

Non manca, naturalmente, un richiamo alle influenze politiche di quel periodo che affascinarono – seppur solo in una prima fase – Luigi Pirandello. Ma anche qui, il riferimento passa attraverso una forma d’arte aderente alla corrente futurista: la riproduzione della scultura “profilo continuo” di Renato Bertelli ha, in questo caso, il duplice obiettivo di rappresentare l’influenza dell’ideologia fascista (che senza dubbio quel simbolo rappresenta), ma anche l’ambiguità di un oggetto che inganna l’occhio dell’osservatore, restando uguale a se stesso da qualunque angolazione lo si guardi.

La verità: cos’è? Esiste davvero? O meglio: ne esiste una sola? L’eterno ed affascinante interrogativo Pirandelliano , trova forse in quest’opera la sua massima espressione. Pirandello, attraverso il personaggio di Lamberto Laudisi, trascina i protagonisti di questa commedia in un “arzigogolo” che essi stentano a comprendere e che, li indispettisce; e così li vediamo ostinarsi in una affannosa e surreale ricerca della verità: “una qualunque, purché sia di fatto categorica”. Tutto ciò che si vedrà in scena è il frutto di una riflessione e di un attento studio che si è provato ad esprimere attraverso un taglio originale, nel tentativo e nella speranza di non essere mai scontati , né banali. Resta naturalmente allo spettatore l’ultima parola: Così è, se vi pare!
Gerry Petrosino

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