SINTESI DEL TESTO
L'impostazione del dramma ripropone in un certo senso lo svolgimento della tragedia classica inizia quindi con un prologo, interpretato da Teodato, che fa il punto sulla situazione politica del regno di Teodorico ormai morente. L'analisi è drammatica in quanto i duchi barbari sono corrotti e traditori, come pure i nobili romani. Manca un valido erede al trono poiché Amalasunta, figlia di Teodorico, non è in grado di reggere il regno ed è incerta se sposare lo stesso Teodato, oppure Giustiniano, imperatore d'oriente di cui non si capisce bene la politica estera. Il figlio di Amalasunta logico erede al trono, è ormai ridotto ad un rottame umano, devastato sia moralmente che fisicamente dai vizi e dalla vita dissoluta cui è stato costretto dai rozzi duchi goti che vedevano nella cultura romana un indebolimento della loro supremazia.
Sulla scena, al buio, sono posizionati tre scranni volti verso nascoste finestre da cui si possono osservare i tumulti e le uccisioni che si svolgono nella piazza sottostante. La luce illumina di volta in volta i protagonisti, Teodato e Damiano che parlano della difficile situazione politica e degli errori commessi fra i quali la condanna a morte di Boezio necessaria perché bisogna dimostrare di saper essere crudeli. IntervengonoAmalasunta e Cassiodoro che si dilunga sull'elogio della cultura. Entra Atalarico, ubriaco e sporco. Straparla, rinnega tutto lo studio fatto ed esalta i bagordi. La madre tenta di rimproverarlo e quando Cassiodoro elogia la prudenza,Atalarico gli getta addosso il vino. Durante la notte Atalarico e Damiano parlano della vita, della morte e dell'immortalità e il principe, con linguaggio volgare e violento, deride e cerca persino di uccidere l'amico. Nella scena IV è protagonista Cassiodoro che fa un'analisi del suo comportamento di mediatore, vergognandosi, perché per paura di morire o per amore del potere non è riuscito a salvare la vita a Boezio che pure era suo amico.
Amalasunta analizza la sua situazione personale ed insieme a Teodato e Cassiodoro parlano della situazione di Roma e Bisanzio quando entra Atalarico che inneggia all'invasione e alla morte. Di forte impatto è il momento della agonia e della morte di Atalarico che esausto, sdraiato, nell'ombra, ripercorre la sua vita in cui non ha fatto niente di notabile degno di essere ricordato, ma ha fatto solo schifo. L'agonia è accompagnata dal coro e dalla voce degli attori che sale sempre di tono e ripercorre la vita sregolata di Atalarico , re per otto anni, dall'età di dieci, morto a diciotto.
L'epilogo è affidato a Damiano, esule a Bisanzio, che narra la fine del regno dei Goti: Amalasunta esiliata da Teodato a Bolsena e strangolata; Teodato assassinato; Roma assediata. Io, dice Damiano, non ho fatto alcuna carriera, faccio lo scrivano. Ho tirato la barca in secca.
VALUTAZIONE
Uno dei pochi testi esistenti che permette una visione su un periodo storico poco conosciuto e raramente affrontato in teatro. Sul personaggio di Atalarico è imperniata tutta la drammaticità del lavoro. L’impostazione riprende la scansione dell’antica tragedia classica.