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  • Commento al VIII spettacolo del 68 G.A.D. Festival: Copenhagen

Abbiamo assistito con vivo interesse alla presentazione di Copenhagen di Michael Frayn a cura dei bresciani del Gruppo Teatrale La Betulla andato in scena al Teatro Sperimentale per il 68° Festival nazionale d'Arte Drammatica. Grande merito per questo impegnativo lavoro va al regista Bruno Fusca che nel 1968 ha fondato il Gruppo Teatrale dando inizio ad un'attività che ha prodotto oltre 40 spettacoli, tra cui Alcesti di Raboni, molto applaudito al nostro Festival 2014.

All'autore, l'inglese Frayn, si deve la paternità di lavori quali Rumori fuori scena e Miele selvatico che hanno avuto notevole successo negli anni ‘80. L'allestimento di Copenhagen a Broadway nell'anno 2000 ha certamente contribuito a rendere famosa l'opera, peraltro già rappresentata a Londra nei tre anni precedenti. Dopo il successo ottenuto in vari Paesi di lingua anglosassone, il testo è andato in scena anche in Italia, al Teatro India di Roma ed al Piccolo di Milano, per la regia di Mauro Avogadro. Dal momento della sua pubblicazione ed ancor più da quando è comparso sulle scene, il testo di Frayn ha catturato l'attenzione degli studiosi e degli osservatori, non solo teatrali ma anche scientifici. Numerose relazioni e critiche sono quindi reperibili su diversi siti.

La commedia - un atto unico di circa 90 minuti - è un inquietante processo a porte chiuse, il drammatico disegno di un serratissimo faccia a faccia, con ripetute accuse e sollecite riappacificazioni, denso di angoscianti interrogativi e riflessioni veramente avvenuto nel 1941, alla vigilia del primo devastante impiego della bomba atomica alla fine della seconda guerra mondiale. L'incontro ricostruito sulla scena avviene a Copenhagen – la Danimarca è occupata dai nazisti – ove si ritrovano due scienziati, entrambi premi Nobel, un tempo l'uno maestro e l'altro allievo, due ex compagni di lavoro, di ricerche, di studi, costretti dalla guerra a guardarsi come due nemici, lavorando ciascuno per fazioni opposte. Il danese Niels Bohr ed il tedesco Werner Heisenberg si trovano così imprigionati in un labirinto di domande che non possono trovare adeguate risposte, sommerse come sono da ambiguità e percorse da estenuanti dubbi sul rapporto fra scienza e morale, tra occupato e occupante.

La scena è illuminata da alcuni fari sotto i quali sostano saltuariamente i tre attori; dei cubi ai loro piedi forniscono un momentaneo appoggio; due lavagne colme di formule scientifiche ci ricordano che siamo al cospetto di due premi Nobel. In questo ambiente, scosso da qualche improvviso colpo con un forte rimbombo a testimoniare che si era in guerra, si snoda il concitato dialogo. Il pubblico è stato attento ad ascoltare, ad osservare, cercando di non perdere nessun passaggio della storia che si presenta contorta ed intricata. In realtà, non si assiste solo ad una dotta lezione scientifica ove abbondano termini quali: reattore, massa critica, reazione a catena, fissione nucleare, nonché qualche formula astrusa; vi sono ogni tanto anche divagazioni sulle passate escursioni, sulle frequenti passeggiate idonee al dialogo ed allusioni a momenti di riposo: lo sci, la vela, le gare di ping-pong, le partite a carte. Predomina, in ogni modo, il sentimento, il dramma umano di un'amicizia che, naturalmente, per forza maggiore, si è di fatto troncata.

Due parole sui personaggi presentati. Bohr si caratterizza per la ragionevolezza e la pacatezza di chi ha più a lungo vissuto, la consorte Margrethe vuole essere l’espressione della verità e della saggezza, Heisenberg dalla copiosa capigliatura propria dell'intellettuale, s'impone per il timbro di voce, la sicurezza dell'eloquio, la sua baldanza. I tre attori hanno mostrato tutta la loro bravura nell'interpretazione di un testo quanto mai impegnativo, non scevro da difficoltà, mentre la tensione del confronto sulla scena tra i due scienziati si è sciolta alla fine in applausi prolungati da parte del pubblico.

La commedia ha ribadito come alla base di qualsiasi evento vi sia sempre l'uomo, con le sue angustie, le sue paure, i suoi dubbi, le sue invidie, i suoi egoismi.anche per testi “impegnati”.

 

PROSSIMO APPUNTAMENTO TEATRO ROSSINI DI PESARO:
MARTEDI 20 OTTOBRE ORE 21
"NIENTE DA DICHIARARE?" di C.M.HANNEQUIN E P. VEBER
A CURA DELLA COMPAGNIA AL CASTELLO di FOLIGNO (PERUGIA)

 

Biglietti per tutti gli spettacoli presso il botteghino del Teatro Rossini nei giorni di ogni spettacolo orario: 10/13 - 17/21 (orario continuato) e presso Teatro Sperimentale nel giorno dello spettacolo evento di domenica 18/10 ore 18 con apertura del botteghino 1 ora prima della programmazione (tel. 0721387548)

(Info: 0721.64311 / 334.9305776)

 

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