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  • Il giardino dei ciliegi ha inaugurato il 68° GAD

Il Giardino dei ciliegi di Anton Cechov inaugura il 68° Festival GAD salutato da un numerosissimo pubblico.

 


gad il giardino dei ciliegi teatro rossini 02La 68º edizione del Festival Nazionale d’Arte Drammatica ha preso il via con Il giardino dei ciliegi di Anton Cechov, interpretato da "La Piccola Ribalta" di Pesaro, per la regia di Mario Cipollini ed Antonella Gennari. Sicuramente uno dei capolavori dell'autore russo, insieme a Il gabbiano, Zio Vanja e Le tre sorelle. Il testo propone l'assoluta incapacità di Liuba di affrontare la realtà a proposito della proprietà – la casa con il bel giardino di ciliegi – che deve essere venduta per pagare i debiti. Il senso del possesso, spiccato in Liuba, ma condiviso dagli altri membri della famiglia, porterà inevitabilmente alla perdita di tutto, anche perché i vecchi proprietari non percepiscono i radicali cambiamenti in corso nella Russia di inizio '900. Il rifiuto della protagonista di accettare la verità sul suo passato, sia nella vita, sia nell'amore, la rende una delle figure teatrali più interessanti e strutturate della drammaturgia. Sempre elegante, propensa a spese fuori misura, capace di manifestare particolari slanci di generosità, Liuba torna dopo cinque anni dal lussuoso soggiorno parigino e ritrova le tante, care cose che appartengono al suo passato, alla sua infanzia, al suo ruolo di madre. Ritrova la stanza dei bambini, l'antico mobile centenario, le persone che conosceva, cresciute e cambiate e, soprattutto, il giardino dei ciliegi che sembra esistere da sempre e naturalmente incanta nella stagione primaverile all'acme del suo splendido fiorire. Il giardino è il simbolo di tutto ciò che c'è di più caro al mondo, di ciò che è radicato in noi, del posto da cui veniamo e che, strappati dal caso o costretti dalla violenza oppure di nostra volontà, siamo talvolta obbligati ad abbandonare. Intorno a Liuba, ruotano ben 11 personaggi che rivestono parti non secondarie e che mostrano tutta la loro fragilità: le figlie Ania e Varia, il fratello Gaiev che parla, in genere, con scarso costrutto, Duniascia la cameriera presa dall'amore, il contabile Iepichòdov, la governante Charlotta che non sa donde proviene, l'eterno studente Trofimov che ha sempre di mira la felicità, il rampante Lopachin, il contadino arricchito che rileverà la proprietà di quelli che erano stati in passato gli stessi suoi padroni , il servitore Firs, vecchio quanto il giardino ed ormai dimenticato, il quale sarà l'unico rappresentante della famiglia che rimarrà nella casa passata di proprietà. La pièce narra la vita quotidiana dei personaggi con le loro tipiche battute, i loro tic, i loro drammi esistenziali, come pure dei temi eterni: la morte, il dolore, l'infanzia perduta, l'inesorabilità del tempo, la frustrazione, la sofferenza per quanto risulta cambiato, la vita mancata.
La Piccola Ribalta, nata nel 1950 e che vanta tra i soci fondatori il noto pesarese Glauco Mauri, si è impegnata nella non facile interpretazione di questo testo rendendo bene le atmosfere dell'opera, ma la tensione ed un guasto tecnico alla fonica hanno forse impedito ad alcuni interpreti di dare il meglio; nel primo tempo lo spettacolo è mancato di vigore ed ha presentato una scarsa coralità. Sicuramente meglio il secondo atto ed alla fine non sono mancati gli applausi da parte del pubblico che ha affollato il Teatro Rossini.

Eleonora DuseMERCOLEDI 23 SETTEMBRE ORE 18 SALA DELLA REPUBBLICA DEL TEATRO ROSSINI DI PESARO "ELEONORA DUSE: LA GRANDE LEI" conversazione di IVANA BALDASSARRI La nota scrittrice e giornalista IVANA BALDASSARRI, con il suo inconfondibile stile, intratterrà gli intervenuti con una delle sue interessanti conversazioni su personaggi famosi dello spettacolo. Icona teatrale assunta a mito, amante sfortunata, viaggiatrice instancabile, anima irrequieta e mai paga, Eleonora Duse trasmette ancora, e solo con le sue splendide immagini, le febbrili immaginazioni sceniche, con le quali conquistò uomini e donne, artisti e Re, assieme a quel “che” di squisito, di sfuggente e di struggente con cui si esprime il fascino dei malinconici. Per saperne di più

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