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  • "Il Feudatario": la Barcaccia fa ancora centro con un Goldoni sconosciuto

"Il Feudatario"_ la Barcaccia di Verona fa ancora centro con un Goldoni sconosciuto.

 

68 GAD Il Il feudatario Teatro Rossini 02 10 2015 11l Feudatario di Carlo Goldoni, interpretato dalla Compagnia Teatrale "La Barcaccia" di Verona, è andato in scena con successo al Teatro Rossini per la 68ª edizione del Festival Nazionale d’Arte Drammatica. Testo sorprendente di un autore teatrale - ancora oggi tra i più rappresentati al mondo - che dopo molti anni di oblio è stato portato in scena da una storica Compagnia ben accreditata, nata nel 1969 attiva prevalentemente in Veneto con spettacoli in cui il valore culturale si accompagna ad un linguaggio teatrale di chiara lettura e di ampio respiro spettacolare. Ed anche con Il Feudatario la compagnia veneta ha mostrato la sua bravura con un allestimento vivace, brioso e divertente. I meriti vanno innanzi tutto al regista Roberto Puliero, scrittore, attore - il Nardo che nella commedia dà la cadenza ai villani e tiene in pugno la squadra maschile -, poeta, una vera icona nell'ambito veronese, da tutti apprezzato. È, da alcuni anni, protagonista con "La Barcaccia" di spettacoli di notevole successo popolare che si caratterizzano anche per lo studio della storia del linguaggio veneto.

La novità della commedia sta nell'aver preso come soggetto il mondo rurale, con tutte le sue specifiche connotazioni. Lo stesso Goldoni, nei suoi scritti, esprime testualmente che sarebbe "un far torto agli abitatori della campagna, il non crederli degni di comparire sulla scena come se non fossero dotati pure essi del loro particolare ridicolo. Formano anch'essi una parte della società umana ed è quella tal parte verso la quale siamo obbligati che è, forse, la più necessaria. Non sono assolutamente da disprezzarsi, né per quanto attiene alla natura, né alla società, poiché malgrado all'educazione, cui la Provvidenza li ha destinati, dimostrano di avere anch'essi la loro filosofia e sono suscettibili di tutte quelle passioni orgogliose, delle quali i cittadini vorrebbero essere gli unici destinatari, avere il jus privativo. Il ridicolo dei ranghi superiori deve soffrire in pace di stare accanto a quello dei ranghi inferiori".

Quanto alla trama, diremo che il feudo di Sanguinetto perde il suo capo ed è in attesa di consegnare il testimone del potere al nuovo feudatario, figlio del vecchio, ma il passaggio incontra una serie di ostacoli. Non sono d'accordo Nardo, Cecco, Mengone che rappresentano il popolo - lavoratori che manifestano la propria dignità e il proprio diritto di libertà - ; né la decisa Rosaura con il suo fascino, orfanella dell'antico signore del luogo che sarebbe l'erede legittima del marchesato, né lo stesso marchesino Florindo, il quale, piuttosto che assumere le redini del comando, preferisce vivere nel suo mondo dedicandosi ad insidiare le giovani e meno giovani del paese. L'unica a desiderare che l'alternanza del potere segua il suo giusto corso, è la marchesa Beatrice, madre di Florindo, affiancata e sostenuta da Pantalone. Alla fine si assiste alla presa di coscienza del popolo che si ribella alle anacronistiche prepotenze ed al felice epilogo per il connubio di Rosaura e Florindo che prima sembravano detestarsi. Lo spettacolo, ben accolto dal pubblico, ha meritato frequenti applausi già durante la rappresentazione; applausi che sono stati calorosamente ripetuti alla calata del sipario.

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