Le recensioni degli spettacoli della giuria giovani, composta dagli studenti degli Istituti Superiori della città.
La sera di venerdì 28 ottobre allo Sperimentale di Pesaro è andato in scena il dramma “Il giuoco delle parti” messo in scena dalla compagnia teatrale La Betulla con la regia di Bruno Frusca.
L’opera è stata contenuta in un unico atto rispetto ai tre previsti dal suo grande autore, il premio Nobel Luigi Pirandello.
Fedele ad una delle caratteristiche, il teatro nel teatro, dell’illustre siciliano, Il Giuoco delle Parti è l’opera che i protagonisti del più famoso Sei Personaggi in Cerca di Autore stanno allestendo.
Nel più classico dei triangoli amorosi (il marito, la moglie e l’amante di lei) Silia tradisce Leone con Guido. Un giorno, stanca del suo perenne prevedere e capire tutto, sfrutta un’offesa ricevuta per un qui pro quo e prepara un piano per costringere il marito a battersi in duello con un famoso e preciso tiratore al fine di salvare l’onore di lei. Silia era infatti certa che Leone sarebbe stato ucciso.
Ma Leone non si smentisce, intuisce il progetto di Silia ed induce, con un sofisticato ragionamento, Guido, quale suo vero compagno, a battersi e morire nel duello.
Lo spettacolo parte con un po’ di pesantezza a causa dei dialoghi non sempre facili da seguire ma poi la bravura degli attori prevale di minuto in minuto così come la brillantezza dei testi e degli eventi.
Inoltre gli intermezzi di tango ballato da due degli attori non protagonisti aiutano lo spettatore ad “alleggerire” l’impegno necessario a seguire il dramma.
Alla fine lo spettacolo risulta assai gradevole ed infatti gli applausi convinti degli spettatori non mancano.
di Caterina Ciacci
Il 29 ottobre 2022 al Festival GAD è stata la volta di Pirandello con il testo "Il giuoco delle parti", messo in scena dalla Compagnia Teatrale La Betulla.
Il testo è sicuramente emblematico, all’interno dell’opera pirandelliana, dei temi che caratterizzano l’autore: l’ambiguità, la maschera e la profonda solitudine, tendente all’alienazione.
È proprio quest’ultimo aspetto della narrativa pirandelliana che apprezzo maggiormente e a cui, nel mio seppure piccolo approccio con questo autore, ho dedicato la mia attenzione.
In questo senso ho apprezzato moltissimo l’interpretazione di Delbono, nel suo Leone Gala: è riuscito a trasmettere, con un tono da super partes perfino a se stesso, quell’astrazione dal mondo delle passioni e dei sentimenti a cui si aggrappa il personaggio, in una disperata fuga dai dolori della vita.
Causa di questi dolori è senz’altro la moglie, Silia; anche se l’appellativo di moglie consiste in una pura formalità. Come in uno dei miei film preferiti del meraviglioso binomio Alberto Sordi-Monica Vitti, "Amore mio aiutami", il marito sottomette le proprie volontà e i propri desideri alla fredda ragione e in nome della modernità per accontentare la fame di libertà della moglie, spesso legata ad un altro uomo (nel nostro caso individuato nel personaggio di Guido Venanzi, interpretato lodevolmente da Pino Navarretta).
Ma questa apparente voglia di libertà rivelerà poi un profondo smarrimento nel cuore di Silia, che non sa ciò che vuole veramente; sa solo di essere estremamente infastidita dall’atteggiamento di Leone. L’interpretazione di Paola Sembeni è stata sicuramente apprezzabile, in particolare nella seconda parte dell’opera, ma leggermente più debole rispetto a quella dei suoi co-protagonisti; come ho trovato deboli i momenti di ballo inseriti fra una scena e l’altra.
Mi ritengo un’assoluta profana della danza e non mi permetto di commentare la parte tecnica; ma ho trovato i "tangueros" un po’ troppo impostati nei movimenti. Tuttavia la natura drammatica del tango ha aiutato i suoi rappresentanti a non risultare fuori luogo all’interno dell’opera. Come disse Ernesto Sabato, il tango è "un pensiero triste che si balla", ed io mi aggrappo semplicemente a questa definizione nella mia valutazione.
Nel complesso, ho sicuramente apprezzato questa rappresentazione nelle sue scelte di regia, interpretazione e scenografia; sicuramente uno spettacolo meritevole del suo posto in concorso al Festival GAD.
di Sofia Gerboni
Nulla è come sembra, avrebbe detto Pirandello, la scenografia, la psicologia dei personaggi e i monologhi attoriali, infatti niente è come sembra. Uno spettacolo basato sul dramma di fine ottocento che mette al centro i personaggi e non lo spettacolo in sé; una sapiente regia e un'abile riadattazione del testo hanno reso la pièce teatrale scorrevole e fedele al messaggio pirandelliano. La messa in scena risulta estremamente aderente al testo dell'autore e i monologhi molto suggestivi sia dal punto di vista attoriale che interpretativo. Nonostante questo ho trovato lo spettacolo non troppo adatto ad un platea di persone non preparate in materia, e quindi a persone non in grado di comprendere a fondo il messaggio intrinseco.
di Francesco Oliva