Le recensioni degli spettacoli della giuria giovani, composta dagli studenti degli Istituti Superiori della città.
Don Chisciotte della Mancia è il capolavoro della letteratura spagnola.
Un anziano nobiluomo di campagna passa il suo tempo a leggere romanzi cavallereschi; se ne invaghisce a tal punto che decide di seguire le gesta dei suoi eroi, liberare principesse oppresse, combattere furfanti e riempire la Terra della fama delle sue imprese.
In sella al suo cavallo Ronzinante con in capo un vecchio elmo arrugginito, all’insaputa di tutti abbandona la sua casa in cerca di avventure insieme al suo scudiero Sancio Panza. Il tutto è mosso dalla incurabile follia di Don Chisciotte.
Questo personaggio ha a lungo simboleggiato e ancora simboleggia il rifugio in un mondo immaginario per tenere viva la scintilla della vita sotto i colpi della monotonia e del disincanto.
All’interno della storia troviamo altri personaggi, al contrario del protagonista, legati saldamente alla realtà, che cercano di riportarlo con i piedi per terra. Invece, la figura dell’amico fedele di Sancio Panza tenta goffamente di imitare le avventure di Don Chisciotte.
Uno scontro avvincente tra l’immaginazione del cavaliere e la dura realtà che lo circonda, cosa fare in questi casi, continuare a vivere la propria passione o rinunciare e abbandonarsi alla triste realtà?
Sono presenti svariati momenti di ironia che rendono la vicenda più digeribile e più fluida.
La storia finisce con la presa di coscienza e il ritorno a casa di Don Chisciotte e Sancio Panza, che escono dall’inquadratura del personaggio per parlare indirettamente al pubblico e ammettere a se stessi che in fin dei conti, tutto è una finzione.
Sebbene la storia di Don Chisciotte non mi sia mai piaciuta particolarmente, la bravura dei due attori principali mi ha fatto apprezzare maggiormente la durata dello spettacolo; sono veramente riusciti ad interpretare alla perfezione i ruoli a loro assegnati.
di Caterina Del Chierico
Se devo essere sincera “Don Chisciotte Sancio Panza”, di Giuseppe Miggiano, è stato uno spettacolo che nel complesso ho apprezzato molto. Grazie ad esso sono stata in grado di sviluppare un nuovo punto di vista dell’opera, la quale mi ha reso partecipe delle avventure fantasiose del cavaliere e delle sue stravaganti fantasie.
La scenografia all’inizio mi è sembrata molto essenziale quasi banale, ma con lo sviluppo della storia ogni cosa presente in scena si è rivelata estremamente funzionale. Ogni oggetto veniva riutilizzato in una scena successiva in un altro modo, stimolando nel pubblico un senso di continuità. Sembrava quasi un teatrino delle marionette.
Ho trovato l’utilizzo delle luci molto particolare a tal punto che all’inizio mi sembrava un errore tecnico, ma dopo mi sono accorta che faceva parte dello spettacolo e lo considero veramente originale.
Questo spettacolo è ispirato dall’opera letteraria di Miguel Cervantes e riadattato al presente, in quanto sviluppa particolarmente il tema dell’immaginazione e lascia molto spazio a pensieri e riflessioni sul contrasto tra fantasia e realtà.
La trama è più o meno nota a tutti, essendo un classico della letteratura spagnola. La figura di Don Chisciotte, “il cavaliere della triste figura”, è un uomo che dedica tutta la sua vita per viaggiare con la sua immaginazione, rovesciando ogni situazione reale a suo piacimento. Questo modo di vedere il mondo è essenziale per fuggire dalla monotonia e dalle frustrazioni della vita quotidiana. Nonostante ciò, il suo scudiero Sancio Panza, è un personaggio che in qualche modo lo aiuta a non allontanarsi troppo dalla realtà. Il suo compito è appunto quello di contrastare nettamente la finzione in cui il cavaliere pretende di vivere. Tuttavia, le imprese del nostro protagonista raggiungono una conclusione nel momento in cui lui si trova ad affrontare la sua prima sconfitta contro un mulino.
Inoltre, il corpo attoriale della “Compagnia Teatrale Calandra” era eccellente. Dal primo all’ultimo momento hanno colto la mia attenzione, soprattutto con l’inclusione di scene cantate e musicali, che hanno rafforzato l'atmosfera di ironia e follia.
Nella parte conclusiva ho apprezzato molto il finale “positivizzato”. Don Chisciotte, nonostante si sia reso conto che tutta la sua vita si sia basata su frivolezze e su lotte contro cause perse in partenza, non rifiuta il pensiero creativo, anzi viene esaltato ancora di più.
In conclusione, questo spettacolo tratta dei temi importanti ed utili per la vita quotidiana in maniera scherzosa e divertente. Lo consiglio vivamente ad un pubblico di ogni genere, perché credo che valga la pena vivere questa storia almeno una volta nella vita!
di Margherita Pancali