Amici della Prosa

Le recensioni degli spettacoli della giuria giovani, composta dagli studenti degli Istituti Superiori della città.

 

Questi fantasmi

Da una scenografia apparentemente spoglia (un paio di sedie, un tavolo, altri oggetti quotidiani, e semplici elementi che, come metonimie, richiamano l’arredo in sé) e con una musica essenziale ed ermetica, si mette in scena una vera e propria storia, composta di uomini, di relazioni, di affetti e di tensioni. Questo è quello che vuole probabilmente mostrarci Eduardo de Filippo, costruendo un continuo dialogo tra vero e superstizione, tra giusto ed inganno, ponendo al centro della discussione l’Uomo, il quale è un essere unico (ad ognuno infatti corrisponde un’anima che basa la propria esistenza) e fragile.

Il protagonista, Pasquale Lojacono, non è altro che un’anima in pena (così Eduardo lo ha indicato all’interno del testo), un uomo di mille progetti e di poche realizzazioni, intorno al quale accadono situazioni incredibili ma anche apparentemente surreali: vive infatti da inquilino che cede ingenuamente alla credenza di fantasmi all’interno dell’enorme casa, provando e (facendoci provare) così un eccessivo timore per ogni singola azione, arrivando ad un riscontro economico misterioso ma particolarmente tranquillizzante, suscitando così un certo effetto comico, passando però per una continua mancanza di stima, soprattutto da parte della moglie, forse i momenti più realistici e comprensibili per l’essere umano. Una moglie che ci fa comprendere la parte complessa della vita, stanca della relazione rischiosa con il marito, motivo per il quale, agendo d’istinto (perché alla fine risulterà invano), sceglie di compiere un tradimento con Alfredo, l’uomo-fantasma ma benevolo, che aiuta Pasquale economicamente e misteriosamente. Infatti oggetti che scompaiono e ricompaiono (anche grazie a Raffaele il portinaio, che è l’immagine della paura della vacuità materiale), persone che entrano ed escono, conosciute e non, sono l’ordine del giorno per Pasquale, che non vuole fare altro che andare a cercare la tranquillità come quella di una chiacchierata o di un caffè (come quelli scambiati con il professore, mai visibile agli spettatori) per comprendere la bellezza della vita. Pasquale però non risulta essere un personaggio fisso, la sua (e la nostra) crescente comprensione dei fatti lo condurrà solo alla fine dell’opera, quando ormai si è rassegnato a tutti gli eventi strani (visibile nella scena in cui vuole far accomodare coloro che si identificano come fantasmi) ma soprattutto quando vedrà il momento più drammatico e patetico con la moglie, che deciderà di sorprendere Alfredo e chiedergli, nonostante tutto, aiuto perché possa rimanere con la moglie; solo nel loro amore in relazione con le anime del mondo esterno sarà possibile trovare la felicità.

Un inno alla semplicità ed ingenuità, che nonostante la varietà del mondo, risultano l’unica via, comune a tutti, per vivere in serenità e felicità. Una commedia che facilmente, nonostante il dialetto per cui bisogna ricorrere ad una certa attenzione, risulta gradita, generando anche un certo effetto catartico, proprio perché commedia di Uomini. Quindi apparentemente semplice, Eduardo de Filippo vuole così condurci all’interno di un mondo che risulta essere molto più complesso e articolato, nient’altro che la vita.

Arcangeli Giacomo
Ceccarini Edoardo
Coli Alessandro

Pubblicato in Oh My Gad
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