Amici della Prosa

Le recensioni degli spettacoli della giuria giovani, composta dagli studenti degli Istituti Superiori della città.

 

Recensioni "L'acquario"

La Compagnia dell’Eclissi presenta “L’ACQUARIO”, una commedia di Claudio Grattacaso”.
Lo spettacolo parla di un trio di amici (Donato, Elio e Sandro) che vive gli alti e i bassi della loro amicizia attraverso dialoghi apparentemente semplici e divertenti, ma che in realtà ci portano ad analizzare la psiche dei tre uomini.
La trama si svolge con le verità che emergono dai personaggi, e che li portano a scoprire cosa si sono tenuti nascosto nel corso degli anni, che siano nomignoli, tradimenti o menzogne. Ciò che rende lo spettacolo particolare, è il fatto che la loro amicizia è paragonata ai pesci nell’acquario di Elio. Animali così innocui si scagliano fra di loro, si nascondono nell’acquario e poi ricominciano a nuotare come se nulla fosse. Proprio come in un qualsiasi normale rapporto umano. Una frase che mi è rimasta impressa è: “Un amico è come uno specchio, ti manda un’immagine di te stesso che rifiuti di vedere”. Nonostante sia una commedia, la compagnia ha saputo esprimere molto bene la morale della storia.

Lo spettacolo mi è piaciuto molto anche se, personalmente, non amo il genere della commedia, perché spesso non segue un filo preciso, come in questo caso. Ho apprezzato comunque ammirare il cambiamento dei loro comportamenti affrontando le problematiche con una simpatica ironia. Gli attori hanno recitato in maniera straordinaria, da farmi dimenticare che stavo guardando una rappresentazione teatrale e non una vera conversazione. Hanno saputo benissimo ignorare errori come parole pronunciate male e andare avanti con il copione, cosa per niente scontata. Bravissimi sia a cambiare adeguatamente il tono di voce, sia a esprimersi con la mimica facciale. Molto adeguata al contesto era anche la sceneggiatura, un’immensa e caotica libreria, una scrivania e delle poltrone, perfetto per lo studio di uno scrittore. Ciò che non ho apprezzato di questa, è che lo spettacolo è iniziato a sipario aperto. Credo sia molto più suggestivo per il pubblico arrivare in teatro senza sapere cosa lo aspetta. La musica e gli effetti sonori erano azzeccati al contesto, buffi e coinvolgenti, anche se il volume era troppo alto rispetto al tono di voce degli attori. Il copione è composto da frasi semplici e scorrevoli, che rendono il tutto più piacevole.

Il messaggio che mi ha trasmesso lo spettacolo, è che nei rapporti di amicizia si trovano sempre degli ostacoli da superare, ma con il dialogo e la sincerità reciproca, si può sempre rimediare.
In conclusione, consiglio molto questo spettacolo ad un pubblico sia giovane che non, per una serata diversa ma che può comunque lasciare un grande insegnamento.

di Anita Fabi

 

L’amicizia è uno degli elementi più comuni nella vita di un individuo eppure per niente semplice come sembrerebbe; quando si tratta di un’amicizia vera, una che dura anni nonostante le differenze, i conflitti e le vedute diverse, è qualcosa di ben più profondo dell’apparenza… ciò’ significa però anche che le differenze, i conflitti e le diverse vedute continueranno a persistere, portando a momenti di crisi, rivelazioni e scoperte forse sconosciute fino a quel momento. “L’acquario” di Claudio Grattacaso è riuscito perfettamente a rappresentare un momento di confusione in un’amicizia duratura in tutta la sua ironica profondità. Il rapporto tra Donato, Sandro ed Elio è tanto simpatico quanto nevrotico, divertente e divertito ma a tratti sorprendentemente poetico. Oltre ai brillanti dialoghi e all’efficace regia di Marcello Andria, ciò che rende “L’acquario” memorabile è l’interpretazione dei tre protagonisti, unici personaggi in scena, che si completano a vicenda. Felice Avella, Ernesto Fava e Enzo Tota sembrano infatti conoscersi da anni, incarnano le loro controparti teatrali alla perfezione, facendo sinceramente affezionare lo spettatore come se già li conoscessimo noi stessi.

La scenografia, semplice e minimalista, rende ottimamente l’atmosfera chiusa della stanza di Elio, caratterizzata da una scrivania, una libreria e il nuovo acquario dello scrittore, il quale rappresenta una sorta di micro-universo in un micro-universo, in cui i pochi pesci, chiamati come famosi scrittori e personaggi letterari, si muovono concitatamente come i tre uomini al di fuori, intenti a discutere, spesso con risultati molto divertenti, di rapporti sentimentali passati e presenti, di carriere lavorative andate o no a buon fine, passioni nascoste e ambizioni. Avendo apprezzato lo spettacolo quasi nella sua totalità, non ho però potuto fare a meno di trovare il finale anti-climatico, sì spassoso come molte altre soluzioni presentate prima ma lontano dal tono generale, più intellettuale, dell’opera. Un piccolo difetto, perlomeno sotto il mio punto di vista, che però non va a rovinare il resto. Mischia emozione e comicità in modo quasi impercettibile, con degli attori che non smetterò mai di lodare per la loro bravura e con un significato di fondo notevole. Altamente consigliato.

di Dario Mancini

 

La sera del 21 Ottobre è andato in scena lo spettacolo intitolato "L'acquario", con la regia di Marcello Andria e i tre brillanti attori protagonisti Felice Avella, Ernesto Fava ed Enzo Tota.

La vicenda si svolge all'interno del riservato studio di Elio, un conosciuto scrittore che vive isolato con la sola compagnia dei libri e dei pesci colorati del suo acquario, elemento chiave che lega tutti gli avvenimenti della storia. Elio si trova alle prese con la scrittura (e con un fastidioso disturbo intestinale) quando riceve a sorpresa la visita di Donato e successivamente anche di Sandro, due amici di vecchia data, entrambi con una richiesta di aiuto per motivazioni diverse. I tre finiscono così per confrontarsi sulle loro vite, ma presto tutto degenera in accese discussioni quando si inizia a "scoperchiare la pentola" e a far uscire i sinceri pareri dell'uno sull'altro; inizia così un'alternarsi di momenti di affetto ed ironia, a momenti di insulti e forti litigi, costringendosi a rivelare segreti e verità che fino a quel momento avevano sempre tenuto nascosti.

Tre vite completamente differenti ma accomunate da un fallimento personale di fondo che logora le loro esistenze, in modo diverso ma ugualmente corrosivo.
In questa situazione di caos basta una provocazione per tirare fuori la cattiveria che le persone usano per attaccare quando si sentono attaccate, sfruttando l'intimità delle conoscenze per ferirsi proprio nei rispettivi punti deboli.
Si fa sempre più fatica a distinguere l'amicizia dalla falsità, ma nonostante ciò alla fine tutto torna alla normalità e tra i tre amici sembra non essere successo nulla, tanto che la scena si chiude su di loro che escono di casa spensierati per passare una serata insieme.

Gli attori, con l'aiuto di un'accurata regia, sono riusciti con la loro abilità artistica a rappresentare a pieno tutta una gamma di emozioni che si alternano ciclicamente tenendo gli spettatori costantemente coinvolti alla vicenda e da ciò che emerge sta a loro trarne una riflessione.
Una possibile interpretazione è che l'amicizia infondo è ciò che riesce a tenere uniti i legami aldilà dei difetti, degli errori e dei fallimenti delle persone e che anche dopo essersi sputati in faccia le peggiori cattiverie ed essersi raccontati le più grandi bugie, i ricordi dei bei momenti passati insieme riescono a prevalere e a ricucire gli strappi.
Un'alternativa però, di significato più sottile, potrebbe essere che spesso, inconsciamente, agli uomini sta bene così: nessuno se ne esce pulito da questo gioco psicologico di convenienze e insicurezze e alla fine torniamo nascosti dietro le nostre maschere accettando anche la falsità che ci troviamo attorno perchè, paradossalmente, è la cosa più facile e confortevole da fare. E' per questo che pur cercando di scappare da ciò che siamo realmente, alla fine non siamo altro che pesci convinti di esplorare oceani ma che in realtà nuotano da una vita nello stesso acquario, scontrandosi e allontanandosi, per poi scontrarsi di nuovo.

di Elisa Banini

 

Marcello Andria, il regista de “L’ Acquario”, riesce attraverso il racconto delle storie di Donato, Sandro ed Elio a costruire un tessuto narrativo metaforico e avvincente, teso, ma raccontato in modo leggero e comico.
Ecco che allora, il nuotare dei pesci nell’acquario diventa il simbolo degli schermi e dei litigi dei protagonisti, delle amicizie che ormai non reggono più il peso degli anni.
Dal punto di vista della regia, il punto di forza dell’opera è proprio quello di raccontare il peso degli anni in un rapporto tra degli amici, con scherzi, battute, ma sempre con un sottofondo comico e divertente.
Gli attori, ben preparati, dimostrano di sapersi calare alla perfezione nei rispettivi personaggi, la regia al dir poco sorprendente, è complementare ad una selezione musicale perfetta, che rende ancora più comica le scene, già di per sè ricche di divertimento.

di Holly Remedia

Pubblicato in Oh My Gad
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